Gli articoli di Ginger Magazine

Psichedelia e Caribbean Power: il sound dei Bomba Estereo esplode a Milano<br> <small> by Francesco Ferri</small>


Hanno fatto saltare e gridare, emozionare e viaggiare.
I Bomba Estereo, gruppo colombiano di cumbia elettronica e di avanguardia, ormai hanno una confidenza tale con il palco che permette loro di sperimentare nuovi progetti ad ogni nuova uscita.
Il loro Jungla Tour, iniziato a fine maggio in Messico, li porterà sui palchi di tutto il mondo per un giro di quasi tre mesi.
La dimensione tropicale è fortemente presente nello show, così come nei loro pezzi.
Si mischiano strumenti della tradizione musicale latina, come il güiro, con i sintetizzatori per gli effetti minimalisti. Poi flauti e tamburi per una fiesta de locos
I testi sono dolci e allo stesso tempo decisi. Il carisma di Liliana Saumet, la frontwoman, non nasconde il vero protagonismo del sound che accompagna la sua peculiare voce.
Coloratissimi, hanno spinto coi pezzi dell’ultimo album Ayo, ma non si sono dimenticati delle origini: si è gridato con Fuego, ci si è emozionati con Pajaros e si ha saltato con Caribbean Power.
Al Santeria Social Club hanno aperto le danze Mr. Island e i Cacao Mental dell’istituto italiano di cumbia, giusto per entrare in clima equatoriale scaldando una già poco fresca Milano.
La loro genuinità e ricchezza di spirito hanno reso anche questa volta il loro spettacolo un’emozione vera e palpabile. 
É l’ennesima conferma che oltre in studio di registrazione, anche dal vivo questo gruppo non delude mai.

by Francesco Ferri



La cupa umanità di Caina, la favola nera raccontata da Stefano Amatucci <br><small> by Margot Frank</small>


Non so quali siano i colori dell’aberrazione umana. Stefano Amatucci tinge di un blu livido la sua straziante favola nera, Caina. Un racconto intenso e senza pietà dell’umanità che potremmo diventare, o forse già siamo, in un futuro crudo e surreale. Caina è una Luisa Amatucci, interprete straordinaria, che di mestiere fa la trovacadaveri. Sì, avete letto bene: raccoglie i morti che quotidianamente regala il mare e li vende ad una ditta autorizzata per farne calcestruzzo. Certo: perchè in questo mondo distopico, lordo di mare e di morte, senza i morti, senza i miserabili affogati per la precisione, non è possibile costruire. Lo sa bene l’arcigna vecchiaccia che dirige questo mattatoio di calce e di sangue, un’impagabile Isa Danieli, e che contratta su ogni pezzo, fra malcostume e presunta legalità. Stefano Amatucci spalanca, con questo film, le porte sull’orrore. Un orrore in cui, badate bene, non ci sono vincitori o vinti. In cui tutti sono in fondo drammaticamente disumani e feroci. Tranne i morti, ovviamente. In cui non esistono stereotipi buonisti, come si direbbe oggigiorno. In cui ad essere scoperchiata è la nostra perdita di umanità. A salvarsi sono, forse, il povero Parroco di paese, che non sa più come insegnare la pietà. E i morti, appunto. E a salvarsi è il valore, straordinario, dell’interpretazione dei suoi protagonisti. Tutti assolutamente e inequivocabilmente bravi: da Luisa Amatucci che ben rappresenta la Caina che è in ciascuno di noi; a Isa Danieli, grande nella sua raffinata teatralità, al franco-tunisino Helmi Dridi sempre autentico in ogni sua battuta, a Gianluca Sauro che ben racconta la pur tenera umanità che è dentro anche nel personaggio più cupo. Come diceva qualcuno, anche gli uomini persi un tempo sono stati bambini. Un film che sa piacere, senza piaggeria, a tutti coloro che vogliono scoperchiare la pentola di quell’importazione devastante di carne umana a cui tutti stiamo assistendo. Un film politico nel senso antico del greco polis. Nemmeno per un attimo e in nessun suo fotogramma partitico: perché parla di uomini e di storie e non offre interpretazioni o soluzioni. Quelle saranno, a Dio piacendo, della politica. Quando smetterà di litigare e si ricorderà dell’umanità.

by Margot Frank

Ricordando<br> i Fratelli del<br> Segno dello Zodiaco<br><small> by Maurizia Vaglio</small>



Un diario minimo, un racconto in qualche modo persino intimo. Fresco e spontaneo come il diario di un adolescente. Questo libro non finge nemmeno di essere la seriosa biografia elegiaca di un gruppo che raggiunse una certa, meritata fama tra gli anni '60 e '70. Si diverte invece a rimbalzare tra argomenti, aneddoti e ricordi, che emergono abbastanza alla rinfusa, attraverso la "voce narrante" di Gianni, uno dei tre fratelli Borra (Luigi, Luciano e appunto Gianni) che furono e rimasero il nucleo della band Il Segno dello Zodiaco sin da quando, non a caso, questa era soprannominata "I Fratelli". Dagli esordi alle preziose occasioni colte, dalle ispirazioni musicali alle scelte professionali sbagliate, dagli incontri prestigiosi e sorprendenti alle serate un po' folli. Tutto shakerato con lo spirito avventuroso ed impulsivo di quei tempi così diversi da quelli odierni. Un racconto frizzante e divertente, si diceva, volutamente lasciato correre a briglia sciolta da Giorgio Pezzana, colui che ha raccolto le testimonianze e "ricucito" insieme questo volumetto. Che va via rapido, emozionante e colorato come le estati di chi ricorda quegli anni, e le canzoni che ne costituivano la colonna sonora. Pezzi sentimentali e neoromantici a far da sottofondo a baci appiccicaticci ed amori tanto brufolosi quanto passionali. A tenerezze e piccole, quasi innocenti follie di un tempo acerbo che prometteva moltissimo e che però, a ben vedere, ha mantenuto ben poche di quelle promesse. 

Maurizia Vaglio


La Festa del Cinema Bulgaro: tra filosofia, emozioni e un particolarissimo <i>sense of humor </i><br><small> by Margot Frank</small>


Lo abbiamo scoperto quando ancora faceva fatica a far parlare di sé. Lo abbiamo visto crescere, maturare. Ora lo stiamo vedendo spiccare il volo. Parliamo della Festa del Cinema Bulgaro di cui in questi giorni si è appena chiusa l’11a edizione romana. Ed è pronta la nave per salpare verso la seconda edizione milanese. Ad organizzarle l’Istituto Bulgaro di Cultura con la direzione artistica di Jana Yakovleva e il coordinamento di Borislava Chakrinova. Poche serate, quattro in tutto (dal 28 giugno al 1° luglio alla Casa del Cinema di Roma), dedicate ovviamente a raccontare il meglio del cinema bulgaro: i fiori all’occhiello di una cultura cinematografica, va detto, di assoluta eccellenza. Bisognerebbe poi coniare un termine per definire il filo rosso che lega questi film, ovvero il particolarissimo sense of humor bulgaro, un’autentica scoperta che è un mix surreale di arguzia e gusto del paradosso che si può riassumere in una battuta del film Directions dove un taxista spiega: “...qui in Bulgaria siamo tutti ottimisti perché i pessimisti ed i realisti se ne sono già andati da un pezzo!”.

Otto in totale i film in programmazione: dal colossal storico di Victor Bozhinov Elevazione, al dramma sempre storico di Voevoda per la regia di Zornitsa Sofiya Popgancheva. Dalla deliziosa commedia riflessiva con Knockout di Niki Iliev, al musical con Attrazione di Martin Makariev. Dal film omnibus, 8 minuti e 19 secondi, tratto da sei racconti del grande Gospodinov, al corto di animazione di Theodore Ushev Vasya la cieca.

Per finire ad un titolo che sta facendo parlare di sé la cinematografia bulgara: Directions di Komandarev, presentato a Cannes nella sezione A certain regard. Una scelta completa e raffinata che ha saputo valorizzare un cinema che sa dare spazio a tutti - registi, attori e autori - spesso mescolandoli con passione, ironia, sempre con intelligenza.


E così, fra il lunghi piani sequenza di
Directions, alternativamente si ride e ci si commuove senza alcuno spazio alla retorica dei facili sentimentalismi. E anche se lo spirito generale del film è sempre da pugno nello stomaco, sboccia un finale di grande speranza e tenerezza.



Si sorride anche in Elevazione, mentre si racconta una storia lontana, quella dell’indipendenza della Bulgaria, eppure straordinariamente universale e vicina a noi.
Mentre si parla di filosofia e dei grandi valori della cultura e del pensiero nazionale. Ottimi, infine, i sottotitoli che hanno accompagnato la comprensione di tutti i film: un dato non poco importante.


By Margot Frank
Un metodo di respirazione: Virginia Menegazzi ci lascia senza fiato<br><small> by Francesco Ferri</small>


Quando ho ascoltato le prime note di Cosmo ho capito che non avrei avuto a che fare con un pop da cantautrice come tutti gli altri. Poi, quando le parole sono entrate in azione ne ho avuto la conferma.
Virginia Menegazzi ha una voce poliedrica, capace sia di condurre con forza una traccia rock che di accompagnare dolcemente pianoforte e violini per un’energica esplosione di emozionalità.
Il suo EP, Un metodo di respirazione da l titolo di una delle trace, anticipa il disco La fata dei denti e altre storie in uscita il prossimo autunno.

Toni decisi, quindi, e un vero talento. La prima volta che ho ascoltato Virginia era alla Fiera Internazionale della Musica di Milano lo scorso mese: una performance piena di  carisma e dolcezza. Con una grande abilità: quella di far ruotare più strumenti attorno alla sua tonalità di voce. Abilità per nulla scontata.
Completano questo EP Profondo Nord ed Attraverso lo specchio per dare conferma al sentimento espresso dai primi due pezzi.
Per i più curiosi, potete dare un ascolto al sul suo profilo SoundCloud: ne vale la pena.

Auguriamo a Virginia un futuro musicale roseo.

by Francesco Ferri

Enzo D’Andrea:<br> Ti racconterò i tuoi sentimenti più profondi<br><small> by Margot Frank</small>


Esistono anime delicate e forse un po’ perse che dovremmo avere l’intelligenza e la sensibilità di fermarci ad ascoltare. Non per altro: perchè soffermarsi sui loro pensieri e le loro note sa stimolare le pieghe della nostra anima. So benissimo che è un approccio romantico alla musica: ma quando ci vuole….
Quando un ufficio stampa solerte e insistente (perdonami!!!) mi ha proposto l’ascolto di questo album, Ti racconterò, di un ignoto Enzo D’Andrea ero piuttosto scettica, lo ammetto. Diciamo che la copertina non mi aveva colpita particolarmente. Considerazione banale quanto semplice.
Ma dal momento che un ascolto attento e professionale non si deve negare a nessuno, un bel giorno ho inserito questo cd fra le fauci del mio stereo. Lui ha fatto Glom e dalle casse ha iniziato a diffondersi una bella musica. Fin qui… Mi sono fermata, mi sono seduta ad ascoltare: in silenzio. A farmi cullare dai pensieri tristi e pieni di sentimento di questo musicista. Una cosa dolce. Con me si è fermata anche la mia collaboratrice. Così: immobili in un gesto d’altri tempi, quello dell’ascolto. Perchè questo album, che ha radici lontane, lontanissime, è lo specchio, sensibile e personale, della storia della musica cantautorale che ha accompagnato la mia vita da sempre. Non un progetto quindi rivoluzionario, anzi. Ma autentico e autenticamente poetico. Quest’uomo, scoperto da un personaggio come Claudio Poggi che tanti anni addietro aveva scoperto niente po’ po’ di meno che Pino Daniele, arrangiato dal forbito pentagramma di Enzo Guarino, ha il dono del romanticismo e di un melodiare sincero, della tristezza e del pensiero profondo.
Un album fuori moda, come recita il comunicato stampa. Che bella cosa!!!


by Margot Frank
Tanto rock, sport e il suo ricordo: è l’undicesima edizione del torneo Amici di Lele<by><small> Francesco Ferri</small>


Ci sono vicende che nascono in piccoli luoghi, ma hanno in sé un portato universale. Diventano Icona e lasciano un segno potente.
Al quartiere Casoretto di Milano, lo stesso che diede i natali a personaggi come Iaio e Fausto, undici anni fa, un ragazzo effervescente decise di compiere un viaggio infinito: lui era Emanuele, detto Lele. Per ricordare questo viaggio e quella bella persona ogni anno i ragazzi si ritrovano per ricordarlo e per pensare a lui, alla sua storia.
Ed è così che il weekend ha riunito adulti, ragazzi e bambini che gli volevano bene.
Sul palco dell’oratorio della chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia si sono esibiti gruppi che gridano a gran voce quasi a volersi far sentire da lassù. E che sono po' l'emblema delle nostre passioni e della nostra memoria.
I primi sono stati gli Amplifire, che si sono lanciati con il loro repertorio, poi il testimone è passato agli Still Around, che ci hanno fatto ballare e saltare con le cover dei pezzi dei Police, ed infine hanno chiuso i Roger Side of the Floyd con delle versioni adattate del gruppo inglese.
La musica ha fatto da cornice ai momenti di svago e di riflessione, dove sono stati presentati anche i progetti culturali e sociali dell’Associazione Giovani nel Mondo, creata assieme ai fantastici ragazzi del Casoretto Football Clan per aiutare i bambini del terzo mondo ad avere accesso all’educazione.
Per la cronaca, il torneo di calcio è stato vinto da noi outsider Clan 05, dati per perdenti ancora prima dell’inizio dei gironi.
Ho voluto ricordare questo momento di musica e di allegria perché è un altro appuntamento dove musica, coesione e progetti sociali hanno vinto, nel ricordo di un giovane sicuramente molto amato. Guardando avanti: ai tanti ragazzi come lui.
Lele forever young

by Francesco Ferri
Concerti, interviste e tanta energia: ed è FIM 2018<br><small> by Francesco Ferri</small>


Sono stati quattro giorni di festa e allegria quelli della Fiera Internazionale della Musica che si è svolta dal 31 maggio al 3 giugno in Piazza Città di Lombardia a Milano. Tra workshop e stand di ogni genere, si sono mescolati spettacoli di artisti veramente multiformi che hanno regalato alla città di Milano, giovani e famiglie, un weekend dai molti colori musicali.

I tre palchi principali della Fiera hanno fatto da cornice all’evento: Casa FIM, con interviste ad artisti ed ospiti, FIM Social, con le esibizioni live ed in streaming ed i seminari a tema, ed il FIM Theater, lo spazio per i concerti più energici. 

Veramente tanti, tanti artisti di varia notorietà, tutti generalmente di grande qualità. Ne abbiamo voluti segnalare alcuni, quelli che ci hanno impressionato di più. Senza nulla togliere a tutti gli altri, ovviamente. Sul FIM Theater la talentuosa solista Virginia Menegazzi ha affascinato il pubblico con il suo piano, prima di dare spazio al rock gotico degli Elysium, a quello deciso e passionale dei Desert Wizard, al progressivo dei Plurima Mundi e agli stravaganti APNB. Sul palco social, si sono avvicendati gli artisti promossi da l’AltopArlAnte: ZuiN, le dolci voci di Giulia Pratelli, Rita Zingariello e Gloria Zaccaria ed infine l’energia della rock band dei The Lizards’ Invasion con il loro sound coinvolgente, divertente e uno stile decisamente trasversale e crossover che supera il concetto di rock puro.

Tra gli special guests presenti abbiamo potuto incrociare Omar Pedrini, Mirkoeilcane, Fabrizio Poggi e Maria Fausta.

E poi, a spasso fra i chioschi, incontri con artigiani della musica, laboratori e scuole, radio e tv locali. Un’occasione, per uno come me che si affaccia professionalmente in questo mondo, per interagire, per scambiare chiacchiere e per farsi un’idea su come promuovere questo tipo di eventi nell’era 3.0. Con il desiderio di regalare nuova visibilità ad un segmento della musica e della cultura che stenta a farsi sentire, ma che ancora ha tanto da regalarci.

Tra un concerto e l’altro sono stati consegnati i premi dei contest indetti dall’organizzazione della Fiera. Il Premio Autori Emergenti è andato al piemontese Massimo Bertinieri, in arte STONA, con il suo brano Troppo Pigro; il VideoClip Italia Contest se l’è aggiudicato Kreuzberg degli Stanley Rubik, mentre si dividono il Rock Contest DIANIME, Opra Mediterranea e Keplero.

Non posso non fare un cenno ad altri artisti che mi hanno colpito: come la Fabi's Blues Band con il loro blues elettrizzante, Mike Messina e la sua voce di influenza battiatana, le corde decide dei Prowlers, le magiche note della Piseri Ensemble ed il sound progressivo e metal degli Hamnesia.

Non ci manca, come redazione ma anche personalmente cone Francesco, di ringraziare il Fim, la loro bella organizzazione. Ci auguriamo di rincontrarci l’anno prossimo e l’anno prossimo ancora. Per incontrare ancora nuovi artisti di talento e sognare un’educazione alla cultura e alla musica calate nella nostra quotidianità.


by Francesco Ferri

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